La Biodinamica Craniosacrale è un’arte che supporta il nostro senso di appartenenza, il sentirsi parte di un Tutto, e questo facilita l’orientamento a trovare la bellezza nel mondo e in noi stessi.

Alla fine della sessione, Maria, 72 anni, mi racconta di sentirsi più stabile e allo stesso tempo più leggera. Mi dice che è stato come fare un viaggio silenzioso in terre lontane dove ha recuperato delle parti di se stessa, soprattutto qualcosa che riguarda il senso di sicurezza.  

Quando ci salutiamo mi confida sorridendo che ha voglia di saltellare.

Osservo il suo sguardo e mi sembra davvero più luminoso rispetto a quello che avevo osservato un’ora e mezza prima, all’inizio della sessione.

Nei giorni successivi mi telefona  per dirmi che si sente  più vivace e curiosa, più disponibile ad accogliere con il cuore aperto quello che arriva nella quotidianità, ma anche  più consapevole dei propri confini.

Conclude la telefonata così: Che meraviglia, mi sembra di vedere il mondo con occhi diversi! 

Concordo pienamente con Maria.

Attraverso le sessioni di Biodinamica Craniosacrale è possibile approfondire l’orientamento alla quiete e alle risorse, entrare in sintonia con la corrente vitale in continua espansione, rafforzare la capacità di stare nell’incertezza, nella paura, nel silenzio e nella confusione.

L’operatore competente, attraverso la presenza e l’ascolto empatico, crea un campo di relazione, uno spazio di silenzio e di riconnessione con le risorse e con la quiete. Da questo campo di relazione, che Franklyn Sills definisce Spazio Sacro, l’operatore si orienta all’interezza permettendo al ricevente di riconnettersi con la vitalità, con la creatività e con la quiete, mentre il suo corpo lascia andare tensioni, rigidità e tutto quello che non serve più.

In questo processo è proprio lo spazio di silenzio e di quiete il mezzo attraverso il quale si manifesta l’espansione della corrente vitale. In questa espansione i confini artificiali tra soggetto e oggetto sono trascesi in una consapevolezza unitaria che risana le ferite della separazione.

Non esiste nessuna esperienza individuale che non venga influenzata dalle esperienze degli altri o che non la influenzi a sua volta. Come afferma il grande maestro Thich Nhat Hahn, noi inter-siamo (interbe). Siamo tutti profondamente interconnessi.

Il viaggio non è individuale.  

Non aver paura di lasciare andare niente.
Lascerai andare solo quello che non sei.

Luisa Brancolini